Una folla di
ragazzi ha accolto entusiasta l’arrivo del Papa, in una giornata
memorabile sia per l’eccezionalità dell’evento che per la
profondità dei temi affrontati, scaturiti dalle domande che gli
studenti avevano preparato per il Pontefice. Nonostante il discorso
scritto, Francesco ha preferito rispondere ai presenti
spontaneamente, con il cuore. Parole memorabili, insegnamenti elevati
ma accessibili a chiunque per l’estrema semplicità di linguaggio,
diretto ed essenziale. Ė una caratteristica che ci rende caro questo
Papa, così vicino alla gente, desideroso di abbracciare, carezzare,
incontrare quegli occhi che lo cercano, anche solo per qualche
secondo. In questa occasione, Francesco ha sottolineato come una
“università” sia davvero tale solo nella ricchezza della
diversità delle proposte, e come non possano definirsi allo stesso
modo quelle strutture private, generalmente d’élite, che
inquadrano i giovani in una unica direzione. La diversità come
ricchezza dunque, e in questo contesto il Pontefice evidenzia la
pericolosità della globalizzazione, una realtà politica ed
economica volta a uniformare le masse, a renderle a-nonime: senza
nome. Papa Francesco, nel suo discorso, si è soffermato spesso
sull’etimologia di alcune parole, un implicito incitamento a
prestare attenzione al significato di quel che diciamo, e di ciò che
sentiamo dire. E il monito è stato volto anche all’ambiente
famigliare, dove si perdono sempre più le attenzioni reciproche e
l’ascolto, a causa della “rapidazione” – il Papa ha
sottolineato questo neologismo – dei tempi, e dell’essere sempre
distratti da “un altrove” (riferendosi esplicitamente all’uso
invadente degli smartphone). Una velocità del vivere che ci rende
anche insofferenti e violenti. Da qui nasce il germe della guerra, e
oggi combattiamo a tutti gli effetti una guerra “a pezzetti”,
come lui stesso l’ha definita. Ha affrontato anche il tema
sensibile dell’immigrazione, partendo dalle gravi motivazioni che
spingono certe popolazioni a fuggire dai loro paesi: la fame, la
guerra. Ha ricordato peraltro come tutto il tessuto della storia
europea sia intriso di immigrazioni, l’Europa stessa ha origine
dalle immigrazioni e non sarebbe ciò che è oggi, senza queste.
Pertanto – afferma il Papa – la paura degli immigrati è
immotivata e laddove si manifestano episodi di violenza e terrorismo,
la causa va ricercata in una ghettizzazione camuffata da
integrazione. Dove ci sono i ghetti matura pericolosamente l’odio.
L’integrazione, per essere vera, deve manifestarsi reciprocamente,
in uno scambio vicendevole e rispettoso delle culture,
nell’accettazione di quelle diversità che sono ricchezza per
entrambi. L’incontro all’Ateneo si è concluso con uno scambio di
doni, in particolare al Pontefice sono stati regalati alcuni prodotti
agricoli ricavati da terreni confiscati alla mafia, oltre a un’opera
pittorica fatta dal Rettore di Roma Tre, raffigurante i particolari
di un caratteristico tombino di Gerusalemme. Altro dono significativo
è stata una lattina di olio prodotto dell’oliveto dell’Ateneo.
Peraltro, questa giovane università romana, secondo una classifica
internazionale, è rientrata tra quelle più ecologiche, e in
assoluto la più “green” del Lazio.
(C. Orecchini ©)
(C. Orecchini ©)