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Social Networks, il sottile confine tra realtà fisica e virtuale




L’ultimo decennio e’ stato segnato senza dubbio dal fenomeno dei social networks, primo su tutti Facebook, la piattaforma sociale che ha modificato sostanzialmente i nostri usi e consuetudini. Partito in sordina nel febbraio 2004, conta oggi oltre un miliardo di utenti attivi, in un crescendo che ultimamente si alimenta principalmente attraverso gli smartphone e i tablet. Ma non solo Facebook, la popolazione digitale segna cifre considerevoli anche su Whatsapp con 400 milioni di utenti, Linkedin con i suoi circa 260 milioni e gli oltre 230 milioni di Twitter.
E’ naturale che un evento di tali proporzioni susciti interrogativi e polemiche legittime. Ormai la comunicazione si sviluppa attraverso le bacheche dei social, dalla più semplice emozione privata fino alle condivisioni virali a scopo di marketing.
Questa continua interconnessione non basta a se stessa e vira velocemente verso un’evoluzione ben precisa: l’assottigliamento tra la realtà fisica e quella virtuale. Tale processo e’ evidentemente manipolato dagli stessi networks che lavorano per spingere sempre più gli utenti verso il digitale, rendendolo l’unico luogo interessante dove trascorrere il proprio tempo. Relazioni, musica, informazione, utilità, acquisti e quant’altro, tutto e’ ormai gestito in maniera preponderante dalla tecnologia digitale. Comunicando attraverso le piattaforme sociali ci relazioniamo con tutto il  nostro mondo. Pensiamo soltanto che un colloquio di lavoro oggi si svolge attraverso una video chat o inviando un clip del proprio curriculum.
La  vera trasformazione rispetto a qualche anno fa e’ stata sicuramente la connessione spazio-temporale, le applicazioni create per localizzarci, lo scambio di informazioni in tempo reale: dove siamo, cosa facciamo, come ci muoviamo, cosa ci piace. Il mondo virtuale così come concepito originariamente aveva il grosso limite di non avere una concreta utilità’. Con la geo-localizzazione e lo sviluppo di app basate sulla zona di interesse questo confine e’ stato superato tanto da rendere questi software degli strumenti quotidianamente indispensabili (applicazioni che segnalano sconti presso il negozio di zona, quelle che avvisano il passaggio del bus sotto casa, i navigatori ecc). Scendere a patti con la realtà fisica ha significato anche integrare un importante elemento prima estraneo al vissuto virtuale: l’emozione. Non si può’ sottovalutare ció che influenza le nostre scelte, questo i brand lo sanno.
Così mentre comunichiamo attraverso i nostri apparecchi super tecnologici veniamo studiati, catalogati, selezionati, affinché  possano essere creare prodotti mirati alle nostre esigenze individuali. Siamo strumenti di marketing e fonte di ricavo, gli algoritmi dirigono la nostra vita. Per contro riceviamo servizi talmente personalizzati da anticipare quasi i nostri pensieri, facendoci guadagnare tempo (benedetto tempo) e a volte anche denaro. Twitter sta testando proprio in questi giorni il tasto “buy now” che permette di acquistare alcuni prodotti direttamente dalla pubblicità’ sulla timeline. Velocitá. Tempo reale.
Il prezzo di tutta questa tecnologia? La nostra privacy, naturalmente. Ma sarà ancora così’ importante fra qualche anno? Patteggeremo ancora il valore dei nostri fatti personali nei tribunali, o piuttosto saremo talmente assuefatti da sacrificarlo senza nemmeno accorgercene più? Ai posteri, ma neanche tanto, l’ardua risposta.

C. Orecchini©
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