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Il guizaglio è una scelta di amore e rispetto

 


Portare a spasso un cane in luogo pubblico comporta una serie di responsabilità che spesso vengono disattese da chi se ne prende cura.

“Il mio cane è buonissimo”. “È un cagnolino piccolo, che vuoi che faccia?”. “L'ho abituato bene, è cresciuto con i miei bambini!”. Chi ha l'abitudine di sguinzagliare il proprio cane nelle aree verdi urbane, non di rado usa tali affermazioni – spesso esternate in modo perentorio come venisse leso un diritto – verso chi fa loro notare l'abuso perpetrato. 

Di fatto, tale comportamento è contrario alla legge, oltre che alle regole di buon senso e civiltà.

Cosa dice la legge

In un contesto urbano, il proprietario deve essere in grado di gestire il proprio cane correttamente prevenendo qualsiasi possibile danno a persone o cose e nel contempo salvaguardando l'incolumità del cane stesso. Il guinzaglio diventa uno strumento indispensabile a questo scopo e non si comprende come ciò non venga percepito da tutti i possessori di cani. Unica eccezione, ovviamente, è all'interno delle aree predisposte. 

L'articolo 2052 del Codice Civile cita che per il danno causato da un animale risponde il suo padrone, civilmente e penalmente. L'autorità a cui compete l'emanazione di ordinanze in materia di animali domestici è il Ministero della Salute. In particolare l'ordinanza del 6 agosto 2013, a tutela dell'incolumità pubblica dall'aggressione di cani, obbliga all'uso di un guinzaglio di lunghezza massima di 1,5 mt e di una museruola da applicare in caso di maggiorato pericolo.

(C.Orecchini ©)

ph:pixabay

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