L’estate
è un periodo estremamente sensibile per quanto riguarda l’abbandono
degli animali domestici, si stima infatti che le punte massime di
tale fenomeno (25-30%) si registrino prima della partenza per le
vacanze. Ma non è questa l’unica causa di abbandono, purtroppo
ogni anno in Italia vengono abbandonati in media 50-60 mila cani e
800 mila gatti: di questi, solo una piccola parte viene salvata,
mentre oltre l’80% rischia di morire di stenti o in incidenti. Sono
cifre spaventose, che marchiano con una indelebile etichetta un Paese
che si definisce civile. Ci stiamo riferendo soltanto all’Italia,
ma se estendiamo il problema ad altri paesi i numeri crescono
enormemente.
È lecito domandarsi perché succeda questo, perché e
come si possa avere la vigliaccheria di condannare a morte un animale
che si era scelto di tenere in casa. È importante capirlo per
poter avviare una più mirata campagna di prevenzione.
Secondo uno
studio di settore le principali motivazioni risiedono in queste
eventualità, oltre alla partenza per le vacanze: cucciolate
indesiderate; cambi di domicilio; problemi economici; perdita di
interesse per l’animale o comportamento ingestibile di questo;
allergie sopraggiunte a qualche membro della famiglia; nascita di un
figlio e/o timore di contrarre la toxoplasmosi in gravidenza;
ricovero in ospedale o decesso del proprietario.
Il
momento più delicato, verso cui si cerca di sensibilizzare
maggiormente le persone, è quello della decisione di prendere o meno
un animale in famiglia. Da qui può nascere il primo grande errore,
non valutando seriamente e coscienziosamente tale scelta. Non di rado
si acquista un cucciolo perché ci si innamora della sua dolcezza o,
peggio, per fare un regalo, poi col tempo ci si rende conto di non
avere la pazienza necessaria al loro accudimento. Bisogna essere
subito consapevoli che questi esseri richiedono la medesima cura di
un bambino, hanno bisogno di pasti regolari e appropriati, di uno
spazio adeguato, di igiene, di visite veterinarie e vaccinazioni, di
attenzioni particolari a seconda della loro natura.
Ciò si traduce
in due parole: tempo e responsabilità. Tempo da dedicare loro,
quantitativo e qualitativo; responsabilità come risposta ai bisogni
di un essere vivente che prendiamo in carico con coscienza, senza
aspettative egoistiche o stravaganti ma con assoluto rispetto.
Un
ultimo consiglio spassionato a chi, coscientemente, ha deciso di
iniziare la sua avventura di vita con un cane o un gatto: riflettete
sul fatto che, seppure incantati da bellissimi cuccioli di razza, non
sarete mai gratificati come dopo aver liberato un bastardino esiliato
nella gabbia di un canile... Vi amerà come nessun altro al mondo,
perché sarete il suo salvatore.
(Cris.O)