Un
gruppo di scienziati dell'Università di Rochester (New York) ha
sviluppato un algoritmo in grado di distinguere i tweet postati da
utenti ubriachi (studio pubblicato su arXiv).
Sono
stati analizzati undicimila cinguettii postati a cavallo tra il 2013
e il 2014, geo-localizzati in alcune aree ben precise dello Stato di
New York. Tra l'infinità di dati acquisiti gli studiosi hanno
selezionato i tweet che si riferivano esplicitamente all'assunzione
di alcol e li hanno inseriti in un software programmato per
distinguere, in base alla diversa valutazione assegnata alle parole
utilizzate nei tweet, quale fosse la terminologia da prendere in
considerazione nel verificare uno stato effettivamente alterato
dall'eccessiva assunzione alcolica.
La
geo-localizzazione di tali dati ha reso possibile la creazione di
mappe inerenti il consumo di alcol nelle specifiche aree rilevate. Lo
studio potrebbe essere finalizzato a uno sviluppo più ampio, tra cui
l'elaborazione di statistiche più approfondite riguardanti il
problema dell'alcolismo, che permetterebbe delle modalità di
intervento più mirate e precoci.
La
piattaforma sociale Twitter, fin dalla sua nascita avvenuta dieci
anni fa, è stata fonte di informazioni utili agli accademici per
sondare i più disparati settori sociali.
Nel
caso particolare, però, è impossibile non notare un singolare
controsenso che nasce dal confronto con uno studio effettuato nel
2012 dai ricercatori dell'Università di Chicago: sembrerebbe infatti
che proprio Twitter, assieme a Facebook, provochino più dipendenza
dell'alcol stesso, oltre al fumo.
Dunque, si può resistere a tutto
ma non all'aggiornamento continuo sul network preferito!
(Tutti i diritti riservati ©)
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