giovedì

Cane e gatto, se si divorzia a chi vanno?


ph pixabay

Quando una coppia arriva al divorzio vive un’esperienza altamente destabilizzante, non solo per le implicazioni affettive ma anche perché si innesca spesso un meccanismo conflittuale dovuto alla spartizione, se così si può dire, dei beni che fino a quel momento sono stati condivisi all’interno di un progetto di vita comune. Questi “beni” non si riferiscono soltanto ai patrimoniali, sappiamo infatti quanto sia tristemente comune la consuetudine di litigarsi l’accudimento dei figli, arrivando anche ad usarli per ricattare l'ex. E insieme ai figli, allo stesso modo, possono finire anche gli animali domestici. Come va gestito dunque questo aspetto? Una sentenza del Tribunale di Milano ha riconosciuto, fra le clausole di una separazione consensuale, che gli animali domestici vadano affidati al coniuge presso cui andrà a vivere il figlio minore, proprio come se fosse il fratello. Va ricordato che, secondo il Trattato di Amsterdam, l’animale viene considerato un essere senziente. Ancor prima, la Lav ha proposto l’inserimento nel Codice civile di una norma riguardante l’affido degli animali in caso di separazione dei coniugi, attualmente disegno di legge depositato in Senato. Ma la soluzione migliore, come sempre, sarebbe da rimandare al buon senso: se nel cane o gatto di famiglia è stata riscontrata una propensione e un feeling maggiore verso uno dei due coniugi, forse l'altro dovrebbe essere pronto a rinunciarvi spontaneamente.

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