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Quando
una coppia arriva al divorzio vive un’esperienza altamente
destabilizzante, non solo per le implicazioni affettive ma anche
perché si innesca spesso un meccanismo conflittuale dovuto alla
spartizione, se così si può dire, dei beni che fino a quel momento
sono stati condivisi all’interno di un progetto di vita comune.
Questi “beni” non si riferiscono soltanto ai patrimoniali,
sappiamo infatti quanto sia tristemente comune la consuetudine di
litigarsi l’accudimento dei figli, arrivando anche ad usarli per
ricattare l'ex. E insieme ai figli, allo stesso modo, possono finire
anche gli animali domestici. Come va gestito dunque questo aspetto?
Una sentenza del Tribunale di Milano ha riconosciuto, fra le clausole
di una separazione consensuale, che gli animali domestici vadano
affidati al coniuge presso cui andrà a vivere il figlio minore,
proprio come se fosse il fratello. Va ricordato che, secondo il
Trattato di Amsterdam, l’animale viene considerato un essere
senziente. Ancor prima, la Lav ha proposto l’inserimento nel Codice
civile di una norma riguardante l’affido degli animali in caso di
separazione dei coniugi, attualmente disegno di legge depositato in
Senato. Ma la soluzione migliore, come sempre, sarebbe da rimandare
al buon senso: se nel cane o gatto di famiglia è stata riscontrata
una propensione e un feeling maggiore verso uno dei due coniugi,
forse l'altro dovrebbe essere pronto a rinunciarvi spontaneamente.
(Tutti i diritti riservati ©)
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