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Chi diventa vegetariano, oggi, lo fa
spesso pensando a una scelta di salute. In realtà questa comprende
in sé dei valori etici, nel rispetto di tutte le forme di vita
animale, e un'implicazione spirituale che si riscontra nelle
abitudini alimentari dei popoli più antichi.
Per la popolazione Wayuu (nord della
Colombia), per fare un esempio, il fagiolo guajiro, che è consumato
quotidianamente, ha un'origine legata alla sua cosmogonia e più
precisamente a due entità sacre, Juyakai e Pulowi, che rappresentano
gli elementi naturali della pioggia e della siccità e che danno
origine alle piante. Pochi sono a conoscenza che la lattuga, per gli
antichi egizi, venisse considerata sacra al dio della fecondità,
Min. Veniva coltivata e fatta crescere in enormi cespugli. Vi era una
divinità anche per il vino, la dea Hathor, incarnazione del
principio femminile e protettrice dell'amore e della sessualità.
Lo
stesso rito cattolico dell'ostia consacrata rende grazie al divino
per il “pane”, dono per la vita dell'uomo, e il cibo diventa
contatto con l'entità superiore.
Argomento vasto e complesso, questo piccolo accenno potrebbe portare una
scintilla di riflessione che va forse al di là delle usanze stesse e
che vede la necessità di un approccio diverso al cibo, olistico, non
fine a se stesso ma parte di un sistema globale imprescindibile per
la sopravvivenza del Pianeta.
C. Orecchini
Tutti i diritti riservati ©
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