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Il primo a ipotizzare che l'anima
avesse un peso fu il medico americano Duncan MacDougall, nel 1907. Lo
studioso pesò sei persone prima e dopo la loro morte, constatando
che ciascuna di esse aveva perso tre quarti di oncia, circa 21
grammi. La ricerca fu pubblicata su autorevoli riviste mediche
dell'epoca e anche sul New York Times, ma subì molte critiche per le
imprecisioni rilevate e la mancanza di un valido metodo scientifico
che potesse avvalorarla.
Esattamente cento anni dopo, alcune fonti
non ufficiali, a causa dei problemi etici derivanti, riportano una
ripetizione dello stesso esperimento, naturalmente con strumenti più
sofisticati e precisi. Il test sarebbe stato effettuato su alcuni
detenuti condannati a morte, prima e dopo la loro esecuzione
capitale. Anche in questo caso si sarebbe verificata una perdita di
peso: 21,00019 grammi. Insomma, l'ipotesi di un “peso dell'anima”
potrebbe essere reale.
Ma è proprio l'identificazione di
“anima” che avrebbe un errore di fondo. La Chiesa cattolica ci ha
abituati a pensare l'essere umano come un'entità duale composta da
anima e corpo, ma nella Bibbia emergerebbe un terzo elemento, lo
“spirito”. Questo termine viene utilizzato nell'Antico Testamento
per descrivere una forza superiore che dona la vita a tutte le
creature, la parte immateriale in contatto con Dio, ed è distinto da
“anima”, che invece si riferisce alla persona nella sua
interezza. San Paolo, nella prima lettera ai Tessalonicesi, parla di
“spirito, anima e corpo”, ma la Chiesa non riconosce una visione
tricotomica dell'uomo.
D'altra parte le interpretazioni teologiche
dei testi biblici sono molteplici. Se ci rivolgiamo ad altre
filosofie vedremo ricorrere più spesso il concetto di uomo composto
da “più elementi”.
L'antica tradizione sciamanica e in
particolare i monaci tibetani, esperti sperimentatori di pre-morte,
descrivono l'uomo come circondato da un campo energetico, chiamato
“aura” (peraltro fotografata con un metodo particolare
dall'ingegnere elettrico Kirlian nel '39 e riconosciuta anche dalla
moderna fisica quantistica). Questa conterrebbe dei “corpi
sottili”, oltre al fisico, ciascuno deputato a una specifica
funzione: emozionale, psichica, mentale, eterica, astrale.
Sarebbe
proprio l'aura a poter coincidere con il concetto di “spirito” e
ad avere una certa densità e di conseguenza un peso, anche se
minimo, che sarebbe rilevabile al momento del decesso come
conseguenza del dissolversi graduale dei vari corpi sottili.
C.Orecchini ©
C.Orecchini ©