Il 58,2% degli svizzeri ha approvato
l'abbandono graduale dell'energia nucleare e la promozione di una
politica volta allo sviluppo delle risorse energetiche rinnovabili,
prodotte da sole, acqua, vento e terra. Durante il recente referendum
sulla revisione della legge sull'energia, il popolo elvetico si è
schierato a favore di quest'ultime, in particolare la quota maggiore
dei sì è stata rilevata a Ginevra (72,6%) e a Vaud (73,5%), mentre
tra i contrari il cantone che ospita degli impianti nucleari,
Argovia, con il 51,8% dei voti. La Svizzera si prepara quindi a
seguire il percorso di uscita dal nucleare già intrapreso da
Austria, Italia e Germania; il progetto è in campo però dal 2011,
dopo il terribile incidente di Fukushima. La nuova normativa vieta
ulteriori costruzioni di centrali nucleari e la chiusura graduale di
quelli attualmente esistenti. D'altra parte sarà implementato
l'utilizzo delle fonti rinnovabili attraverso un finanziamento che si
otterrà con il prelievo annuo di 480 milioni di franchi dalle
bollette dell'utenza elettrica, e una ulteriore quota da una
tassazione sui combustibili fossili, già esistente. Altro punto
importante di questa strategia energetica si basa sulla diminuzione
dei consumi pro-capite. Queste modalità di finanziamento, secondo
gli oppositori, farebbero lievitare troppo i costi dell'elettricità
ma il governo francese assicura un aumento contenuto, di 40 franchi
annui per ciascuna famiglia, a sostegno, temporaneo, del
potenziamento delle centrali idroelettriche e per la costruzione di
ulteriori impianti per le energie rinnovabili più nuove, come
l'eolica e la solare, che al momento in Svizzera occupano solo lo
0,17% dell'elettricità, la prima, e l'1,7%, la seconda. Si stima che
centrali nucleari dovrebbero essere definitivamente chiuse nel giro
di 20-30 anni.
(Tutti i diritti riservati ©)
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