Chi ha vissuto almeno una volta questa
esperienza ne ha un ricordo spaventoso. Svegliarsi e non potersi
muovere né parlare, per un tempo che appare interminabile. Alcuni
pensano che sia soltanto un brutto, realistico, sogno... altri
corrono dal medico, preoccupati per una possibile patologia.
La “paralisi del sonno”, detta
anche ipnagogica, è in realtà una condizione molto più comune di
quanto si creda, un disturbo del sonno che può manifestarsi nel
momento del risveglio o poco prima che ci si addormenti. Una sorta di
malfunzionamento, di cattiva sincronia tra le fasi del sonno.
Per comprendere come avvenga, bisogna
ripercorrere proprio queste ultime: nella prima fase
dell'addormentamento si perde coscienza e alcune funzioni biologiche
rallentano, facendo prevalere delle altre. Si entra quindi nella fase
NON-REM, o sonno ortodosso, che attraverso quattro stadi di circa 90
minuti complessivi raggiunge il sonno più profondo, quello peraltro
più rigenerante per l'organismo. Successivamente si passa alla fase
REM (Rapid Eye Movement) caratterizzata da bruschi movimenti degli
occhi e attività onirica, una fase agitata in cui aumentano la
frequenza respiratoria e il battito cardiaco. Sognando, il corpo
vorrebbe muoversi ma un meccanismo fisiologico “paralizza” i
muscoli, probabilmente per impedire movimenti incontrollati. Ed è
proprio in questi attimi che può manifestarsi la “paralisi del
sonno”. Gli scienziati attribuiscono il disturbo a un rilascio
anomalo di quegli ormoni che provocano il pesante rilassamento
muscolare della fase REM, prolungandosi oltre il risveglio, o
iniziando con un leggero anticipo rispetto all'addormentamento.
Secondo alcuni studi il 40% delle
persone ha sperimentato almeno una volta di questo disturbo,
soprattutto nella fascia di età tra 25 e 44 anni e particolarmente
gli ansiosi e coloro che soffrono di attacchi di panico. Per qualcuno
può diventare ricorrente e assumere caratteristiche croniche, tali
da richiedere terapie farmacologiche. Determinati eventi possono
incidere maggiormente, come il sonno irregolare o inferiore alle
canoniche 6-8 ore necessarie al benessere psicofisico.