domenica

Referendum, il risveglio degli italiani è già vittoria


Questo Referendum, conosciuto come quello "sul nucleare" (anche se i quesiti includono l'acqua pubblica e il legittimo impedimento), è stato forse il più atteso e sospirato della storia più recente. Mai, da che risalgano i miei ricordi, ho visto tanta partecipazione e ardore, convinzione e determinazione, nel popolo italiano.
Sopiti in un tram tram di vita, delegata ad una classe politica inqualificabile, finalmente il vaso ha traboccato e gli italiani hanno tirato fuori quella capacità di lottare e resistere che li ha contraddistinti anche in passato.
Eccoli qua, i sessantottini del duemila, sono sempre loro, quelli che volevano cambiare il mondo a suon di ideali rivoluzionari e comunitari, quelli che ascoltavano De Gregori, Bertoli e Finardi e parlare di politica era pane quotidiano. Sono sempre loro, eccoli.
Risvegliati dall'eccesso, dal disgusto per un limite oltrepassato che doveva rimanere invalicabile, dal grido soffocato di una democrazia ormai agonizzante, dalla mancanza di rispetto più totale, ostentata senza vergogna.
Gli italiani sono intelligenti, signori. Peccano forse d'indolenza, amano godersi anche i ritagli di vita che gli sono concessi e sembrano a volte superficiali, mancando apparentemente di assunzione di responsabilità nei confronti della politica.
Forse in parte è anche vero, soprattutto per le generazioni nuove, questi giovani cresciuti a pane e tv pilotata, programmata per "lavaggi di cervello collettivi". Loro non hanno nemmeno mai sfiorato quell'ardore, quella voglia di costruire tutti insieme un futuro migliore che li vedesse parte integrante del meccanismo di cambiamento.
Ma si può ancora far qualcosa, si possono salvare.
Come? Riprendendo a raccontare, a parlare di politica nel senso stretto del termine, una politica libera da schieramenti volti ad obiettivi che non siano per il bene pubblico. A far capire l'importanza della partecipazione alla vita cittadina. Trasmettendo il valore di una vita che non può essere svenduta a degli ideali di carta pesta (o di carta moneta..).
Ci sono ancora loro, per fortuna: i ragazzi degli anni '70 - '80, testimoni di un momento storico a tratti drammatico, ma al quale non si può non riconoscere per contro, quell'intelligenza creativa e attiva che impregnava ogni luogo.
Dove la scuola non era una passerella di "veline" e "amici di Maria" (con tutto il rispetto per la libertà di scelta, ma il paragone crea il vuoto assoluto) e dove l'istruzione pubblica era un vanto e i privatisti erano considerati i "somari" che compravano la loro rimessa in carreggiata...
Eccoli, risvegliati e di nuovo pronti a lottare. Con l'esperienza, con la maturità acquisita che regala un'equilibrio fondamentale e con la consapevolezza di doversi salvare e salvare i propri figli.
Eccoli pronti, ieri fisicamente ed oggi su internet e, perchè no, su Facebook.
E' stata massiccia e corale, l'informazione fatta attraverso i social network, rispetto alla verità di questo Referendum.
Abbiamo sperimentato una diversa prospettiva d'uso di queste piattaforme di comunicazione, che si allontana dalla perdita di tempo alla ricerca del link più simpatico da sfoggiare in bacheca e si ritrova davanti ad un potente mezzo per diffondere l'informazione vera.
E i risultati di questo referendum già confermano una vittoria e testimoniano la presenza del popolo italiano nella LORO politica. Non sottovalutate gli italiani, non sottovalutate il loro spirito combattivo e la loro resistenza.
Non si può schiacciare troppo a lungo la giustizia, il rispetto per la vita, per la salute, per la cultura e l'istruzione, per le classi più deboli e per le diverse abilità.
Non si può. La storia insegna.

(foto: reggionline.com)


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