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Marco Montemagno, soprannominato
“Monty”, è un imprenditore digitale che ha creato startup come Blogosfere, portato
in Italia eventi come la Social Media Week, ideato la prima
startup school, oltre a essere stato consulente strategico di
grandi aziende e istituzioni. Soprattutto, Montemagno è un
abilissimo imprenditore di se stesso e uno straordinario divulgatore.
Per anni ha condotto il programma
di tecnologia di SkyTg24 intervistando personaggi del calibro di Jeff
Bezos (fondatore di Amazon), Steve Ballmer (CEO di Microsoft), Oliver
Stone. Ad oggi ha un seguito sui social di oltre 300.000 persone, in
crescita esponenziale. Ex giocatore professionista di ping pong, dal
2012 vive in Inghilterra.
Un anno e mezzo fa ha iniziato a pubblicare
un video al giorno sulla sua pagina Facebook, brevissime clip dove
affronta diversi argomenti senza tralasciare qualche consiglio strategico
per avere successo nella vita. Il tutto condito con una coinvolgente
ironia.
1
- Nei tuoi video le strategie professionali si intrecciano spesso a
quelle umane, frecciate di vitalità in un contesto di crisi globale
da cui sembra difficile uscire. Perché la gente non è motivata a
reagire?
Reagire
implica azione e l’azione implica anche assumersi la
responsabilità di cambiare. Cambiare schemi mentali, pensieri a cui
si è attaccati, abbandonare modi consueti di fare le cose per
provare a farle in modo completamente diverso, o fare cose nuove.
Quando prevale l’abitudine, cambiare è difficilissimo e per la
maggior parte delle persone è molto più comodo restare fermi e
lamentarsi.
2
- Quanto può essere realizzabile un progetto, pur se unico e di
valore, in questa Italia che affoga nel degrado, nella corruzione,
nell'incompetenza, e dove la cultura del merito certamente non
prevale?
Ci
sono moltissime “success stories” di startup italiane che hanno
raccolto anche grandi capitali per realizzare i loro progetti, in
qualche caso approdando a Silicon Valley. Il contesto non è così
rilevante quanto il valore e la qualità del progetto e delle
persone che ci sono dietro, perché un progetto valido può essere
trapiantato in un altro contesto, mentre per un progetto non valido
non ci sono grandi possibilità di realizzazione. Con un progetto di
valore, che può potenzialmente cambiare la vita delle persone, il
merito prevarrà.
3
- Se ciò per cui ci stiamo impegnando oggi, fra trent'anni sarà
comunque spazzato via dalla robotica, allora l'educazione scolastica,
il bagaglio culturale che ci tramandiamo da millenni, è solo un
mucchio di informazioni obsolete?
Michio
Kaku, il noto fisico teorico e futurista, sostiene che le professioni
del futuro saranno quelle che i robot non possono svolgere. Si sa che
moltissimi posti di lavoro saranno spazzati via da qui a 10 anni, e
probabilmente l’informazione che non serve specificamente per
svolgere i lavori del futuro, diventerà obsoleta. Il sistema
educativo convenzionale è già obsoleto e dovrebbe reinventarsi,
con lo scopo di formare persone che siano in grado di usare il
pensiero critico e coltivare la capacità di adattarsi ai
cambiamenti.
4
- Per la maggior parte della gente essere tecnologici significa stare
collegati a Facebook, inconsapevoli “donatori” di dati utili agli
algoritmi. Sta avvenendo già una selezione naturale sulle
piattaforme social, tra “classe inutile” ed “élite
cognitiva”?
Secondo
me i Social Networks stanno solo accentuando una spaccatura che è
sempre esistita tra una massa che assorbe informazione in maniera
passiva, senza neanche processarla, e di conseguenza agisce a partire
da una visione limitata delle cose, e una élite liberamente
pensante. Nei Social sono molto più evidenti alcune dinamiche che
avvengono naturalmente in qualunque contesto sociale, come ad esempio
la creazione di gruppi accomunati da interessi comuni, e all’interno
dei gruppi diventa più facile distinguere tra “liberi pensatori”
e chi invece segue la massa.
5
- Come risvegliare la gente a un'informazione più elevata?
Premesso
che la decisione ultima di risvegliarsi è assolutamente
individuale, il ruolo dei divulgatori dovrebbe essere quello di
verificare accuratamente le loro fonti e la veridicità delle
informazioni diffuse, e anche di stimolare le persone a documentarsi,
a cercare altre fonti, a crearsi una propria opinione. Le principali
piattaforme nelle quali avviene la divulgazione delle informazioni
dovrebbero fare la loro, penalizzando e anche cancellando siti o
profili dai quali viene diffusa informazione spazzatura. In questo
senso Facebook ha già annunciato il suo impegno nella lotta contro
questo tipo di informazione. Ma alla fine, chi vorrà
un’informazione di maggiore qualità la cercherà, mentre la
massa continuerà a ricevere passivamente quello che le viene
propinato.
6
- Contraddirsi spesso, in questa era di mutamenti veloci, non è
più un difetto?
Secondo
me sarebbe più grave non contraddirsi, non cambiare mai idea,
perché l’evoluzione e l’innovazione sono possibili solo
mettendo sempre in discussione presunte verità. Contraddirsi vuol
dire muovere obiezioni, o dimostrare che una cosa è falsa o
sbagliata ed è quindi un punto di partenza per cambiare.
L’importante è essere coerenti al cambiamento, perché se ci
pensiamo il cambiamento è una delle poche certezze che abbiamo.
7
- Il ritmo veloce a cui siamo sottoposti dall'evoluzione tecnologica,
non diventa automaticamente una discriminante per coloro che hanno
una vita meno avvantaggiata? Stiamo coltivando una dimensione troppo
esclusiva e disumana?
Se
parliamo di tendenza a livello mondiale, esiste ancora un’importante
divisione - digital
divide - che
separa il primo mondo dai paesi in via di sviluppo in termini di
accesso ad Internet, ma penso che gli smartphone ridurranno questo
divario, rendendo per esempio l’educazione più facilmente
accessibile. La tecnologia è strumentale all’essere umano, che è
quindi il protagonista e colui che decide che uso farne. Si potrebbe
potenzialmente aumentare l’inclusione e la condivisione, sta a noi
decidere.
8
- Einstein affermava che il tempo non esiste; per la meccanica
quantistica sono solo atomi di spazio, la realtà non è come ci
appare, è illusione. Non sarebbe più saggio preoccuparci di
vivere bene il presente senza rincorrere l'ansia di un futuro pur
sempre immaginato?
Preoccuparsi
non ha senso né nel presente né in proiezione al futuro. L’unica
cosa che possiamo fare e che è saggio fare è prepararci oggi e
continuare sempre a prepararci. La preparazione ci darà sempre un
vantaggio competitivo e ci fornirà gli strumenti che ci
permetteranno di affrontare al meglio le sfide che verranno.