Se per la ristorazione è previsto un
rigido protocollo HACCP, nessuna indicazione viene riservata agli
ambienti casalinghi dove si prepara e si conserva il cibo nella
totale mancanza di una cultura sanitaria. In particolar modo il
problema sarebbe accentuato dalla pratica della raccolta
differenziata che costringe, per comodità, ad avere una serie di
contenitori per la divisione del materiale di scarto. Gli imballi
sporchi di residui alimentari vengono così riposti nei bidoni e vi
sostano per qualche giorno, fino al riempimento.
Questo trasforma la
cucina in un ricettacolo di batteri, muffe e virus, senza che ce ne
accorgiamo. Come riportato da un articolo del Sole24ore, l'elenco dei
microrganismi che possono essere presenti nelle nostre cucine è
spaventoso, i vermi-spazzatura detti anche “cagnotti” si
moltiplicano vertiginosamente con il calore e l'umidità e sono
facilmente trasferibili al cibo attraverso le mani, gli strofinacci o
le spugnette che non si cambiano così spesso come si dovrebbe. Tutto
ciò può causare allergie della pelle, intossicazioni e fastidi
respiratori.
Cosa fare allora? Sommariamente, una buona abitudine è
quella di sistemare i contenitori per la spazzatura sul balcone,
specialmente quello dell'umido (questi rifiuti andrebbero avvolti
prima nella carta assorbente o di giornale); diversamente è
opportuno portare fuori casa quotidianamente i rifiuti. I bidoni
vanno lavati spesso con candeggina e il fondo cosparso con un bel po'
di sale grosso, e tenuti rigorosamente chiusi; anche qualche goccia
di olio essenziale di lavanda aiuta a tenere lontano questi batteri.
Per chi può, installare un tritarifiuti risolve di molto il
problema.
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