sabato

Il Papa a Roma Tre



© ph C.Orecchini

Una folla di ragazzi ha accolto entusiasta l’arrivo del Papa, in una giornata memorabile sia per l’eccezionalità dell’evento che per la profondità dei temi affrontati, scaturiti dalle domande che gli studenti avevano preparato per il Pontefice. Nonostante il discorso scritto, Francesco ha preferito rispondere ai presenti spontaneamente, con il cuore. Parole memorabili, insegnamenti elevati ma accessibili a chiunque per l’estrema semplicità di linguaggio, diretto ed essenziale. Ė una caratteristica che ci rende caro questo Papa, così vicino alla gente, desideroso di abbracciare, carezzare, incontrare quegli occhi che lo cercano, anche solo per qualche secondo. In questa occasione, Francesco ha sottolineato come una “università” sia davvero tale solo nella ricchezza della diversità delle proposte, e come non possano definirsi allo stesso modo quelle strutture private, generalmente d’élite, che inquadrano i giovani in una unica direzione. La diversità come ricchezza dunque, e in questo contesto il Pontefice evidenzia la pericolosità della globalizzazione, una realtà politica ed economica volta a uniformare le masse, a renderle a-nonime: senza nome. Papa Francesco, nel suo discorso, si è soffermato spesso sull’etimologia di alcune parole, un implicito incitamento a prestare attenzione al significato di quel che diciamo, e di ciò che sentiamo dire. E il monito è stato volto anche all’ambiente famigliare, dove si perdono sempre più le attenzioni reciproche e l’ascolto, a causa della “rapidazione” – il Papa ha sottolineato questo neologismo – dei tempi, e dell’essere sempre distratti da “un altrove” (riferendosi esplicitamente all’uso invadente degli smartphone). Una velocità del vivere che ci rende anche insofferenti e violenti. Da qui nasce il germe della guerra, e oggi combattiamo a tutti gli effetti una guerra “a pezzetti”, come lui stesso l’ha definita. Ha affrontato anche il tema sensibile dell’immigrazione, partendo dalle gravi motivazioni che spingono certe popolazioni a fuggire dai loro paesi: la fame, la guerra. Ha ricordato peraltro come tutto il tessuto della storia europea sia intriso di immigrazioni, l’Europa stessa ha origine dalle immigrazioni e non sarebbe ciò che è oggi, senza queste. Pertanto – afferma il Papa – la paura degli immigrati è immotivata e laddove si manifestano episodi di violenza e terrorismo, la causa va ricercata in una ghettizzazione camuffata da integrazione. Dove ci sono i ghetti matura pericolosamente l’odio. L’integrazione, per essere vera, deve manifestarsi reciprocamente, in uno scambio vicendevole e rispettoso delle culture, nell’accettazione di quelle diversità che sono ricchezza per entrambi. L’incontro all’Ateneo si è concluso con uno scambio di doni, in particolare al Pontefice sono stati regalati alcuni prodotti agricoli ricavati da terreni confiscati alla mafia, oltre a un’opera pittorica fatta dal Rettore di Roma Tre, raffigurante i particolari di un caratteristico tombino di Gerusalemme. Altro dono significativo è stata una lattina di olio prodotto dell’oliveto dell’Ateneo. Peraltro, questa giovane università romana, secondo una classifica internazionale, è rientrata tra quelle più ecologiche, e in assoluto la più “green” del Lazio.

(C. Orecchini ©)
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